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Urban Glitch


Il Covid-19, mentre ha profondamente turbato la vita quotidiana, qualsivoglia fosse la nostra condizione, ricco o povero, giovane o vecchio, ci ha obbligato a guardare nuovi scenari esistenziali e rinnovare il dialogo tra sfera intima e collettiva, sfidando, al contempo e d’improvviso, modi di abitare maturati, consolidati, rassicuranti. Ciò ha favorito la riscoperta di spazi di dimensioni ridotte e il ricorso ad una percezione diversa della scala urbana, oltre alla più acuta sensibilità ambientale, rendendo in tal modo ancora più esplicita l’importanza della natura urbana, della sua stretta relazione con l’uomo, anche se non viceversa. Lo stop industriale ha mostrato quale impronta stampi l’ uomo sull’ambiente: i canali del centro di Venezia sono tornati limpidi , la fauna si è riappropriazione degli spazi adiacenti le metropoli; prova che siamo ancora in tempo a cambiare i nostri stili di vita. Con questi propositi nasce Urban Glitch, un nuovo concept di abitare gli spazi urbani in modo sostenibile, sicuro, indipendente e modulare. Andando a frammentare gli spazi planimetrici, il concept ha immaginato di generare numerosi salotti urbani, distinti cromaticamente ad indicare i viali pedonali e ciclabili, che in tal modo si differenzieranno dagli spazi di stazionamento, ognuno dei quali destinato a un numero limitato di persone; ciò, inoltre, lascerà interagire la florida vegetazione del versante tiberino con l’impronta modulare di Urban Glitch. La permeabilità sia spaziale sia formale degli oggetti sono il leitmotiv fondamentale e caratterizzante del progetto. Dilatare, frammentare e incrementare gli spazi pedonali, ciclabili e di stazionamento ha lo scopo di rieducare gli utenti a una vita più sostenibile e salutare. Coinvolgere, aiutare e guidare la comunità tutta è lo scopo del progetto che intende favorire l’interazione uomo - natura, rendendo quest’ultima protagonista capace di interpretare la funzione di una vera e propria infrastruttura garante della sicurezza sanitaria attraverso gli spazi con cui dialoga. L’utilizzo di un modulo unico, sia per l’ingombro di progetto sia per gli elementi che lo compongono, garantisce flessibilità e adattabilità a qualunque spazio urbano. Le distanze saranno mantenute attraverso la composizione e sovrapposizione del modulo cubico che potrà essere letto talvolta quale vaso , talaltra quale seduta e ancora come struttura di lampade sferiche che illumineranno i percorsi pedonali. L’ubicazione nella zona industriale del quartiere Ostiense di Roma esprime la il proposito di restaurare e riqualificare numerosi spazi inutilizzati, di cui la città moderna costantemente dispone , spesso fortemente degradati e mal sicuri. Il desiderio è di dialogare con la natura attraverso il linguaggio modulare, adottando strumenti urbanistici e progettuali che favoriscano l’assorbimento di CO2, migliorino la salute e rendano alla comunità gli spazi dismessi


 


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